Da alcuni anni, c'è un vocabolo che è
saltato agli onori della cronaca, passando da un significato
prettamente scientifico a uno di uso comune, questa parola è
resilienza.
Il termine deriva dal latino e
significa “saltare indietro, ritornare in fretta, rimbalzare”.
In fisica, resilienza è la capacità
di un materiale di assorbire energia quando viene sottoposto a forze
dinamiche applicate in tempi brevi. Non è quindi sinonimo di
resistenza, in quanto il materiale resiliente non si oppone né
contrasta l'urto tanto da spezzarsi, bensì lo ammortizza e lo
assorbe in virtù della propria struttura e delle proprietà
elastiche.
Dal significato stretto si è assistito
a un proliferare di estensioni: in ecologia, resiliente è un sistema
ecologico capace di tornare velocemente al suo stato iniziale, dopo
essere stato sottoposto a perturbazione; in ambito tessile,
resiliente è un tessuto in grado di riprendere la forma originale,
senza strapparsi, dopo una deformazione; in campo economico,
resiliente è un'organizzazione che sa riprendersi dalle difficoltà,
uscendo positivamente anche dalle situazioni negative; per le scienze
sociali, resilienza è la capacità di un individuo o di un gruppo di
superare le avversità della vita utilizzando le proprie risorse
mediante la proiezione nel futuro; in psicologia, resiliente indica
la capacità di recuperare l'equilibrio psicologico a seguito di un
trauma.
In quanto raffigurazione di una sorta
di elasticità psichica e della capacità di sostenere gli urti
della vita senza spezzarsi, di affrontare e superare le avversità,
la parola resilienza sembra incarnare il simbolo dell'epoca attuale,
in cui il termine crisi domina la scena umana, sociale, economica,
politica ed ecologica mondiale.
E veniamo ora alla parte che ci
interessa di più, quella riguardante l'anima umana, la psyché.
Qui la resilienza indica la capacità
di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici; è il
riorganizzare positivamente la propria vita davanti alle difficoltà;
è il sopravvivere, senza soccombere, con spirito di adattamento ed
elasticità mentale.
Una persona dimostra di essere
resiliente se, nel bel mezzo di circostanze avverse, riesce a
fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla
propria esistenza, restando fedele alla propria identità, e persino
a raggiungere mete importanti.
La parola chiave è elasticità.
Esattamente come lo era in fisica per i materiali resilienti.
Questa attitudine rinforza l'essere
umano, ma gli permette anche di trasformarsi ed evolvere nel rispetto
della propria essenza. Bisogna, infatti, sottolineare che il
materiale resiliente assorbe il colpo, reagisce, ma non tradisce mai
la propria natura.
Questa facoltà è insita nella natura
umana, ma non sempre si manifesta ed è quindi una qualità da
coltivare.
Fino ai sei-sette anni, i bambini hanno
una notevole capacità di resistere ai traumi e di trovare
autonomamente le risorse per reagire e strutturare una propria
personalità, ma la resilienza si altera nel tempo in rapporto
all'esperienza e al modificarsi dei processi mentali che a essa
sottendono.
Troviamo, pertanto, capacità
resilienti di tipo istintivo (tipiche dei primi anni di vita, quando
i processi mentali sono dominati dall'egocentrismo), di tipo
affettivo (tipiche della maturazione affettiva e razionale, quando si
strutturano i valori, la socializzazione e il senso del sé) e di
tipo cognitivo (quando l'individuo può utilizzare le facoltà
intellettive simbolico-razionali).
Una resilienza adeguata è il risultato
dell'integrazione di questi tre elementi: istintivo, affettivo e
cognitivo. E non è soltanto la voglia di sopravvivere a tutti i
costi, ma è anche e soprattutto la capacità e la volontà di usare
l'esperienza maturata per costruire un futuro migliore.
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